Sentirsi il cuore accelerare, il respiro corto e quella scarica di adrenalina che sembra svuotare le batterie: è il segnale che l’organismo interpreta come campanello d’allarme.
Finché resta sporadico, questo meccanismo di difesa è utile; quando diventa costante, però, la continua vigilanza interiore rischia di consumare energia mentale e fisica, intrecciando ansia e spossatezza in un unico nodo difficile da sciogliere.
Quando l’allerta diventa abitudine
L’ansia, risposta innata alla minaccia, può trasformarsi in compagna quotidiana se la mente rimane in perenne stato di guardia. Palpitazioni, sudorazione improvvisa e rigidità muscolare sono solo alcune manifestazioni di un sistema nervoso che lavora oltre misura.
La stanchezza, d’altra parte, non è semplice mancanza di sonno: fattori come alimentazione poco bilanciata, periodi di lavoro prolungato o patologie fisiche generano una sensazione diffusa di debolezza che rallenta ogni azione.
In molte persone i due fenomeni si sovrappongono: il corpo, impegnato a gestire la preoccupazione, disperde risorse; la mente, priva di carburante, fatica a mantenere concentrazione e lucidità, creando una nebbia cognitiva che peggiora il quadro.
Un ciclo che si autoalimenta
Numerose ricerche descrivono una relazione bidirezionale: essere esausti incrementa i livelli di ansia, la quale, a sua volta, amplifica la spossatezza. Uno studio comparso sul Journal of Neurology indica come questa spirale di esaurimento favorisca l’insonnia cronica, mentre un’indagine in ambito psichiatrico segnala tra i medici un’elevata incidenza di ansia severa legata a turni prolungati, carenza di personale e riposi ridotti.
Quando l’allerta persiste per oltre sei mesi – evidenziano Garay e Ganado (2019) – possono comparire quadri di affaticamento cronico caratterizzati da perdita continua di energia e difficoltà a recuperare, persino nei momenti di pausa.
Sintomi frequenti includono irritabilità, cefalee da contrazione cervicale, alterazioni del ritmo sonno-veglia e disturbi gastrointestinali, prova concreta di come il dialogo intestino–cervello colleghi emozioni e funzioni digestive.
Strumenti concreti per spezzare la spirale
Rimettere in equilibrio corpo e mente richiede strategie mirate. L’esercizio regolare favorisce un rilascio naturale di endorfine che attenua l’irrequietezza e migliora il riposo notturno. Tecniche di meditazione e respirazione profonda ristabiliscono la calma, mentre un’alimentazione ricca di nutrienti sostiene i livelli energetici.
La psichiatra e divulgatrice Mariam Rojas-Estapé, intervistata dall’iniziativa BBVA Let’s Learn Together, sottolinea che comprendere la propria “mappa dello stress” permette di riconoscere i fattori scatenanti e di intervenire con maggiore efficacia.
Quando la fatica è mentale, pause programmate e pratiche di cura di sé – dal contatto con la natura alla creatività – aiutano a ricaricare le risorse cognitive. È essenziale, infine, adottare un atteggiamento compassionevole verso se stessi: chiedere supporto specialistico al primo segnale di burnout può fare la differenza, prevenendo conseguenze più serie sul benessere globale.