Le ciliegie inaugurano l’estate con il loro colore acceso e il sapore zuccherino; un’esplosione di gusto tanto breve quanto attesa.
Anche il portafoglio, però, se ne accorge: a metà giugno il cartellino nei reparti ortofrutta delle grandi insegne segna 12-15 €/kg, con punte di 18 €/kg sulle referenze bio, mentre nei mercati rionali si oscilla fra 7 e 8 €/kg; i fruttivendoli delle città più ricche arrivano persino a 23 €/kg.
Secondo Ismea, all’origine il valore resta fra 3 e 5 €/kg, ma il prezzo triplica una volta giunto sul banco, complice la delicatezza di un frutto che soffre il tempo e le manipolazioni.
Prezzi alle stelle: i motivi
Una differenza così ampia dipende, innanzitutto, dalla varietà scelta, poiché cultivar come la Ferrovia pugliese, dal calibro generoso e dalla polpa croccante, incontrano un favore maggiore e spuntano cifre superiori.
Conta anche il diametro della bacca: nei mercati di quartiere compaiono partite di “seconda scelta”, perfettamente sane ma meno appariscenti, vendute con un sostanzioso ribasso.
A far lievitare la spesa intervengono la zona di vendita e il tipo di negozio: un punto vendita in centro città, con costi di gestione alti, applica ricarichi non paragonabili a quelli di un agricoltore che propone le cassette direttamente sul furgone.
Sui lotti biologici pesa, oltre ai requisiti certificativi, lo scarto inevitabile: l’assenza di fitofarmaci riduce la quantità di prodotto perfetto e si riflette sul listino finale.
Clima instabile e raccolti ridotti
Ogni anno l’Italia immette sul mercato circa 100 000 tonnellate di ciliegie; nel 2023 le importazioni si sono fermate a 12 000 tonnellate, con Grecia, Spagna e Turchia in testa tra i fornitori.
Puglia (35 % del totale) e Campania (23 %) guidano la produzione, seguite da Emilia-Romagna e Veneto. Quest’anno, però, il maltempo ha cambiato le carte in tavola.
Gelate tardive fra marzo e aprile hanno rovinato la fioritura, poi piogge violente e grandinate di maggio hanno segnato i frutti ormai formati. I produttori pugliesi stimano un taglio del 70 % sul raccolto, e la scarsità di merce ha fatto il resto: la domanda rimane alta, l’offerta crolla, i listini salgono.
Le soluzioni hi-tech nei frutteti
Nel Modenese lo scenario risulta meno cupo: primavera clemente e tecniche moderne hanno preservato buona parte dei filari.
Gli agricoltori locali puntano su cultivar dal frutto grande, croccante e più resistente agli sbalzi atmosferici, supportate da teli multifunzione che riparano da insetti, grandine e pioggia battente, evitando le classiche spaccature.
Sulle colline attorno a Vignola prospera il celebre Durone Igp: il sigillo geografico, assieme al lavoro di un consorzio attivo, consente di presentarsi ai compratori con un valore aggiunto certificato.
Diffondere queste soluzioni significherebbe maggior resa per gli agricoltori e prezzi più accessibili per chi, in estate, non vuole rinunciare al piacere di un grappolo di rubini zuccherini.