Quanto conta attualmente la bellezza nella società? Di che cosa parliamo quando ci riferiamo alla bellezza? Il concetto di bellezza è un termine astratto e più volte oggetto di un tentativo di classificazione. Gli antichi, come i greci e i romani, hanno provato a dargli una dimensione estetica nell’arte. Oggi la bellezza ha dei canoni imposti dalla comunicazione, dal marketing, della pubblicità, dalla moda e dal mondo dello spettacolo. I parametri cambiano con il mutare delle mode e delle correnti di pensiero. La narrazione mediatica impone stili e modelli nuovi e a volte inaspettati.
Il vecchio detto “l’abito non fa il monaco” è superato in una società come quella attuale dove l’immagine a volte risulta importante nel mondo delle professioni, delle relazioni e della comunicazione non verbale.
La società appare “narcisistica” in quanto all’aspetto fisico, l’apparenza è diventato il cardine della nostra esistenza. Il mondo, soprattutto in alcune professioni, conferisce alla bellezza e all’apparire un valore quasi definitivo anche nella valutazione delle competenze.
L’aspetto fisico nella prima impressione
La valutazione iniziale è operata in tutti i contesti su una base estetica. Chiunque valuta l’altro, inizialmente, si basa sull’aspetto fisico; le persone carine hanno un primo approccio facilitato rispetto agli altri. Alcune persone spesso devono utilizzare altri talenti per farsi comprendere e conoscere e le proprie capacità impiegano più tempo ad affermarsi in tutti i contesti sociali.
Chi, secondo i canoni estetici imposti dalla società, è considerato “più carino” riesce spesso a creare legami e a costruire molte più relazioni rispetto ad altri.
Pensiamo ad esempio proprio alla costruzione delle relazioni o alle escort Torino o in altre città italiane. È un ambito che bisogna assolutamente analizzare, per capire come la bellezza può davvero influenzare le decisioni che prendiamo nella vita quotidiana, in tutti i settori e gli aspetti della nostra esistenza.
La bellezza e l’importanza nel mondo del lavoro
Un aspetto e un’immagine curati costituiscono un ottimo specchio per le allodole durante un colloquio di lavoro. Un responsabile delle risorse umane ha tra i suoi parametri la valutazione dell’aspetto fisico e dell’immagine, soprattutto nelle attività che prevedono il contatto con il pubblico.
È dimostrato che, al netto di un curriculum similare, una persona con un bell’aspetto ha maggiori opportunità per trovare lavoro. Pensiamo a cosa accade nel mondo dell’informazione e della comunicazione, chi appare in video solo in rari casi non è di bell’aspetto.
Alla bellezza esteriore o ai canoni comunemente condivisi come piacevoli viene sempre, istintivamente e psicologicamente, attribuita una valenza positiva. Il bello attira maggiormente le attenzioni iniziali, la capacità non è un disvalore nella società di oggi, ma impiega maggior tempo per affermarsi. La persona attraente riceve una immediata e forse inconsapevole opinione generale positiva.
Questa valutazione è un discrimine iniziale, infatti se si fermasse solo a un paramento estetico porterebbe a un sicuro errore: non è detto che un profilo bello sia poi adatto a ricoprire una mansione che richiede una competenza davvero specialistica.
Nelle professioni dove la selezione è il frutto di competenze verificabili o si effettua tramite prove selettive, i canoni estetici non sono il discrimine, ma è innegabile che la bellezza influenzi la valutazione dove i parametri sono soggettivi: le persone aggraziate e gradevoli a volte sono considerate con una marcia in più.
Il rischio dell’esaltazione della bellezza
L’estremizzazione della ricerca della bellezza e dare troppa importanza all’aspetto fisico è un errore in agguato nella società d’oggi.
Una civiltà non deve dare troppa importanza all’apparenza piuttosto che alla sostanza, sacrificando la diversità degli individui per l’adesione a un modello che ci vuole tutti uguali e nella ricerca di un canone di perfezione che non esiste.